FAME! FAME! FAME! FAME! 

2015

Milano - Napoli
a cura di Igor Zanti


Milano - Fondazione Luciana Matalon
Napoli - PAN | Palazzo delle arti di Napoli
FAME! è un metaprogetto, un contenitore di opere ed allestimenti che negli anni comporranno una mappa degli appetiti che sperimentiamo quotidianamente, per il successo, il denaro, il sesso e non solo: Monica Marioni porta l’attenzione sui disturbi e le nevrosi che l’individuo sperimenta quotidianamente, forte di una pluriennale vicenda personale di terapia psicologica, unita ad una lucida sensibilità indagatrice.
FAME! scandaglia ciò che quotidianamente viene seppellito nell’inconscio, ponendo l'osservatore nella posizione di interprete psicoanalitico di sè stesso e della società.



FAME! nell’allestimento di Fondazione Matalon (Milano 2015) evidenzia il lato oscuro del nutrirsi, legato al cibo e per estensione ad ogni altro tipo di appetito. “Di cosa ho fame?” è la semplice domanda da porsi; di che cosa si ha davvero fame? Qual è il vero bisogno? Nessuno mangia per soddisfare semplicemente la 'fame biologica, spesso si assume cibo in maniera incontrollata indipendentemente dal senso di fame e da quello di sazietà. Come dire, mescoliamo emozioni e cibo, e usiamo quest'ultimo per far fronte alle emozioni. Spesso confondiamo le emozioni e le sensazioni con la fame. Quindi, mangiare diventa un metodo per soddisfare quasi tutte le proprie esigenze con il risultato di ingrassare e non aver esaudito i propri reali bisogni.





FAME! nell’allestimento di PAN | Palazzo delle Arti (Napoli 2015) si articola in opere visive ed installazioni: la forza ed il potere simbolico dei quadri trova dialogo con gli elementi installativi secondo una logica di verticalità, un moto ascendente che partendo dal terreno, luogo della concreta durezza dei freddi numeri, sale lungo le pareti verso una forma visiva di sublimazione della pena. Perché tanta gente cerca disperatamente il cosiddetto "posto al sole"?



Perché cercare di diventare "qualcuno"?  Ricercare certi ruoli di "prestigio" può far sentire appagati, perché si ricevono quegli apprezzamenti tanto cercati e soprattutto perché si è al centro dell'attenzione: se poi in realtà gli apprezzamenti siano finti e dovuti al ruolo e non alla persona, alla sua identità profonda, poco importa. Si continua così, a cercare “carezze” nella vita nei modi in cui esse sono state vissute nell'infanzia. Quante persone sono disposte a tutto per un minimo di riconoscimento? Questa tematica è stata implementata nell’allestimento napoletano tramite il coinvolgimento della cittadinanza nella dimensioni installativo-performativa.

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