Rebus Rebus Rebus Rebus
2012
Roma - Como - Milano - Vicenza
Roma - Como - Milano - Vicenza
a cura di Ivan Quaroni
Milano - Fondazione Luciana Matalon
Milano - Fondazione Luciana Matalon
Un viaggio nell’inconscio, un affresco della psicologia del profondo. Quattro tappe di un unico processo espositivo che inizia dal Chiostro del Bramante a Roma (18 gennaio – 16 febbraio 2013), per poi spostarsi a Como, Milano, Vicenza, e infine proseguire all’estero.
REBUS, questo il titolo del nuovo progetto di Monica Marioni a cura di Ivan Quaroni, nella sua prima tappa romana viene ospitata nelle “Gallerie” del Chiostro del Bramante, contemporaneamente (parallelamente) alla mostra “Brueghel. Meraviglie dell’arte fiamminga”, in un curioso confronto a distanza fra due modalità differenti di pensare e rappresentare il proprio tempo.
In mostra i lavori più recenti dell’artista, realizzati tutti nel 2012: una ventina di opere a raffigurare principalmente nudi, immagini a figura intera, volti. Il bianco, il rosso e il nero i colori principali, a macchie o come punti focali da cui partire, comunque sempre ad esaltare la linea, che diventa protagonista mentre prende forma su cartone o carta di giornale, in particolare della rivista “Corrente”, che uscì per la prima volta nel 1938 e prendeva il nome dall’omonimo movimento artistico che cercava un rinnovamento dell’arte italiana in chiave europea.
In mostra i lavori più recenti dell’artista, realizzati tutti nel 2012: una ventina di opere a raffigurare principalmente nudi, immagini a figura intera, volti. Il bianco, il rosso e il nero i colori principali, a macchie o come punti focali da cui partire, comunque sempre ad esaltare la linea, che diventa protagonista mentre prende forma su cartone o carta di giornale, in particolare della rivista “Corrente”, che uscì per la prima volta nel 1938 e prendeva il nome dall’omonimo movimento artistico che cercava un rinnovamento dell’arte italiana in chiave europea.
La scelta di Monica Marioni non è dunque casuale. L’artista infatti, sempre assidua nella ricerca della propria perfezione artistica e intellettuale, e che con il progetto REBUS segna una nuova personale fase artistica, ha fatto ristampare su carta identica all’originale alcuni numeri del periodico “Corrente” per poi riutilizzarli come supporto su cui dipingere. Ecco perché per Monica Marioni quelle pagine di giornale non sono semplici materiali sostitutivi sucui lavorare, ma sin dall’idea originale le sue nuove tele: che maggiormente esaltano i suoi soggetti senza tempo, svelando all’osservatore più attento il dialogo intimo con le parole o le frasi che l’artista sceglie come scenografia della sua rappresentazione pittorica. Sullo sfondo infatti nessun riferimento oggettivo permette di collocare quei volti e quelle figure in un preciso contesto storico: eppure tutto appare facilmente riconoscibile, quasi “familiare”. Monica Marioni riesce dunque a innescare curiosità e animus, in una strana dinamica interiore e fisica che risponde all’attrattiva del visitatore.
REBUS è un tutto da decifrare partendo da segni visivi riconoscibili collettivamente. Monica Marioni compie uno scrupoloso lavoro di raccolta di immagini – che spesso si possono recuperare nel proprio immaginario perché facilmente collocabili – per offrirle al pubblico rivisitate attraverso un segno personalissimo. Ma l’artista suggerisce in punta di piedi senza invadere la dimensione fantastica di chi osserva i suoi dipinti: Michelangelo, Dante Alighieri, ma anche personaggi dei fumetti come il supercriminale Joker, le donne di Manara, i volti di Modigliani, Egon Schiele.
Spiega Ivan Quaroni: “Per la prima volta, con Rebus, la Marioni prende esplicitamente le mosse dall’immaginario collettivo, saccheggiando quel gigantesco serbatoio iconografico che è internet. Ispirandosi alle centinaia d’immagini del web e interiorizzando i segni di maestri riconosciuti e autori ignoti, l’artista compie un’operazione concettuale, intesa a innescare nell’osservatore un senso di “familiarità” con le opere”.
Tutti gli artisti sanno che ogni fase della propria crescita artistica è un confrontarsi sempre più doloroso e intimo con loro stessi. Tutti gli artisti cercano, scrutano, indagano, si rapportano continuamente alla loro propria arte, spesso la creano per deturparla subito dopo; rubano, impagliano, sacrificano, prendono appunti, disegnano, tracciano, imprimono, a loro modo trascorrono interminabili giornate a creare immagini il più illuminanti possibili della propria interiorità, cercando di raggiungere la perfezione.
REBUS è dunque un viaggio nel labirinto geniale di un’artista capace di esprimersi con ogni mezzo espressivo. Rebus è lo specchio dell’anima, contorta, spezzata e ricomposta, di Monica Marioni oggi, della sua individualità e femminilità. L’artista ridisegna ancora una volta se stessa, questa volta in forma primordiale, ritornando al disegno, l’espressione artistica più primitiva, “la prima e più immediata forma di creazione d’immagini, quella più vicina alla sorgente dei pensieri e delle emozioni e che, dunque, meglio si presta alla rappresentazione di pulsioni represse e immagini rimosse” come scrive Ivan Quaroni.
Tutti gli artisti sanno che ogni fase della propria crescita artistica è un confrontarsi sempre più doloroso e intimo con loro stessi. Tutti gli artisti cercano, scrutano, indagano, si rapportano continuamente alla loro propria arte, spesso la creano per deturparla subito dopo; rubano, impagliano, sacrificano, prendono appunti, disegnano, tracciano, imprimono, a loro modo trascorrono interminabili giornate a creare immagini il più illuminanti possibili della propria interiorità, cercando di raggiungere la perfezione.
REBUS è dunque un viaggio nel labirinto geniale di un’artista capace di esprimersi con ogni mezzo espressivo. Rebus è lo specchio dell’anima, contorta, spezzata e ricomposta, di Monica Marioni oggi, della sua individualità e femminilità. L’artista ridisegna ancora una volta se stessa, questa volta in forma primordiale, ritornando al disegno, l’espressione artistica più primitiva, “la prima e più immediata forma di creazione d’immagini, quella più vicina alla sorgente dei pensieri e delle emozioni e che, dunque, meglio si presta alla rappresentazione di pulsioni represse e immagini rimosse” come scrive Ivan Quaroni.